The Bloody Beetroots a Sanremo 2014

[cioce]

Così va il mondo, finalmente iniziamo a diventare grandi, il buon Damir Ivic ne parlava tempo fa e dobbiamo iniziare a rivedere la classificazione di elettronica come genere di nicchia, come roba da drogati da quattro soldi.

Probabilmente il pubblico è cambiato e i giovani dei primi anni ’90 sono diventati opinion leader e fascia di mercato pesante, perciò certe sonorità sono riuscite a far breccia nel più reazionario dei palchi italiani. Resta il fatto che comunque vedere Sir Bob Cornelius Rifo in un featuring con Raphael Gualazzi, a Sanremo e per di più in gara, fa un certo effetto.
Solo Claudio Coccoluto era arrivato sul palco principe della televisione italiana, come giudice però. Ed era già stato uno dei massimi riconoscimenti per la scena (sicuramente per noi), adesso invece siamo ulteriormente avanti. Se Beyoncè fa un album con delle basi di dub techno, in Italia Bloody Beetroots arriva a Sanremo. Da non crederci.

Noi ne siamo solo che felici, oltre ai gusti personali, che anche nel festival della gerontocrazia si stiano accorgendo di noi. Non è questione di imbastardimento, non c’entra niente la musica, c’entra solo il cambio di prospettiva da parte dell’opinione pubblica (chiaramente positivo, altrimenti non se li prenderebbero certi rischi a Sanremo) e di chi ha capito che chi ascolta elettronica ascolta musica ed è quindi un potenziale target.

Oltre i gusti, stiamo diventando grandi e ne siamo solo che felici.

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[Bazzooka]

a dir la verita'
se si vogliono contemplare i produttori di musica elettronica al pari dei DJ
anche Fargetta era arrivato sul palco di S, Remo
anche se in veste di remixer,
e francamente... con un lavoro abbastanza discutibile
piu' per far numero e scena a Loredana Berte', che per qualcosa di serio.
Non dimentichiamo comunque la vecchia partecipazione degli Eiffel65
tra cui si enumera Gabry Ponte.

Augh !

[cioce]

Ieri la rosa dei cantanti in gara al Festival di Sanremo 2014 è rimbalzata su tutti i giornali, i tg, i siti di news. Il nome più eclatante, e quello che ci riguarda più da vicino, è ovviamente The Bloody Beetroots. Sir Bob Rifo sarà infatti in gara – non ospite, ma proprio in concorso – insieme a Rapahel Gualazzi; i due presenteranno i brani “Tanto ci sei” e “Liberi o no”. Da queste parti abbiamo accolto con entusiasmo la notizia. L’inedita coppia rappresenta infatti al meglio la volontà, espressa da Fabio Fazio, di trasformare il festival della canzone italiana nel festival del canzone italiana contemporanea, portando nomi sintonizzati con il presente sul celeberrimo palco dell’Ariston. Se l’anno scorso questa tendenza era meno evidente, ora la nuova rotta è molto più palese. Bloody Beetroots è un nome a suo modo pop, molto amato e seguito da un pubblico per lo più under 30, e sicuramente uno degli artisti che stanno dando un suono nuovo all’Italia, dentro e fuori i confini nazionali (sulle nostre pagine lo abbiamo ripetuto infinite volte); per Gualazzi vale la stessa cosa, anche se il suo punto di partenza è un songwriting di radice jazz, raffinato ed elegante ma fruibile dal grande pubblico. Io credo che questa sia la musica italiana del 2014, il pop che passa attraverso i canoni del rinnovamento stilistico, il suono nuovo che si insinua nel mainstream e scrive la nuova grammatica pop. Mi era sempre parso assurdo che un festival che si definisce “della canzone italiana” fosse fermo da anni su strutture e meccanismi ormai arcaici, con partecipanti spesso over 60 – con tutto il rispetto – e canzoni dalle scrittura e dai suoni vecchi di una trentina d’anni. La contemporaneità passa anche da artisti come Perturbazione, Frankie Hi Nrg, Riccardo Sinigallia (cantante e produttore dal talento purissimo, mai abbastanza celebrato), lontani da ciò che è banale e stantio; o come Noemi e Sarcina, certo più vicini alla classica “canzone all’italiana” ma indubbiamente più freschi.

[youtube]6bCHduv8saw[/youtube]

Ho letto commenti positivi e negativi, ovviamente de gustibus non disputandum est. Solo, mi lascia amareggiato vedere diversi commenti di gente giovane che sfotte, denigra e biasima un cast del genere. Primo perchè si giudica dopo aver sentito, non a priori; secondo, perchè sono le stesse persone che tutti gli anni sfottono, denigrano e biasimano Sanremo in quanto simbolo del conservatorismo italiano. Ecco, questo mi fa pensare che forse sono gli italiani ad essere conservatori, amanti delle proprie certezze e non così aperti al rinnovamento, quando pure viene proposto in modo credibile. E’ davvero più facile restare su posizioni del tipo”che schifo Sanremo, all’estero farebbero una figata”? Mi pare che all’estero Bloody Beetroots sia un nome costante nei cartelloni dei festival “che sono una figata”, e lo stesso band come Perturbazione o artisti come Sinigallia o Gualazzi hanno un appeal di questo genere. Perchè non si cerca di fare il tifo per le cose belle che succedono, o si tenta di far succedere, qui? Coraggio!

[youtube]xpZ8tjAxd8c[/youtube]

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