Re: Posso riprodurre in pubblico le tracce di Spotify o Apple/Google Play Music? [NO]
Inviato: 3 lug 2015, 15:53
la vedo dura che una legislazione dettata a far rispettare il diritto di tutti
(almeno in linea teorica)
permetta di poter lucrare sul lavoro altrui senza corrispondere nessuna provvigione econimica.
Ricrdiamoci che affittare i dischi non e' mai stato possibile in modo legale
non e' mai stato pssibile nessuna nazione cibvilizzata
e usufruire di questi servizi in streaming (di cui fa parte anche l'immenso YouTube)
e' solo un evoluzione della classica musica ascoltata con la radiolina in FM di tanti anni fa
o alla televisione
con l'aggiunta che l'utente puo' scegliere cosa ascoltare quando vuole quante volte vuuole
(non e' piu' una cosa passiva, ma grazie alla comunicazione bidirezione diventa dinamica).
Sta bene perche' e' un servizio publico, non piu' relegato al territorio nazionale,
ed e' pure tollerato che qualcuno si scarichi qualche file nel suo dispositivo
cosi' come si registrava o videoregstrava dalla radio o la TV
e lo si possa usare in stratto giro privato, famigliare, o poco piu'.
Ma ricordiamoci che il canone RAI o il bollo per l'autoraidio di una volta
o l'abbonamento a Spotify, AplleMusic, o altro di oggi
non ti rende prorietari di quella registrazione (che sia un file, un CD, un disco o una cassetta)
che rimane sempre tecninamente in mano ai fornitori del servizio
e sanno sempre chi, quando, e quante volte l'anno ascoltata
per corrispondere di volta in volta quanto spetta c hi di dovere.
Per usare una qualsiasi oopera musicale in publico
che vuol dire produrre uno spettacolo o una forma di intrattenimento
la logica di mercato e di diritto civile internaziolmanete consolidato
prevede oneri un pochino piu' particolari
che sino a pochi anni fa si risolvevano semplicemente con l'acquisto del supporto fisico
dove la musica veniva registrata.
Oggi si possono acquistare i file,
e ormai in tutto il mondo e' ugguale come aver comperato un disco.
Aprofittare invece di una performanca altrui per i prpri show
e' un po troppo.
Augh !
(almeno in linea teorica)
permetta di poter lucrare sul lavoro altrui senza corrispondere nessuna provvigione econimica.
Ricrdiamoci che affittare i dischi non e' mai stato possibile in modo legale
non e' mai stato pssibile nessuna nazione cibvilizzata
e usufruire di questi servizi in streaming (di cui fa parte anche l'immenso YouTube)
e' solo un evoluzione della classica musica ascoltata con la radiolina in FM di tanti anni fa
o alla televisione
con l'aggiunta che l'utente puo' scegliere cosa ascoltare quando vuole quante volte vuuole
(non e' piu' una cosa passiva, ma grazie alla comunicazione bidirezione diventa dinamica).
Sta bene perche' e' un servizio publico, non piu' relegato al territorio nazionale,
ed e' pure tollerato che qualcuno si scarichi qualche file nel suo dispositivo
cosi' come si registrava o videoregstrava dalla radio o la TV
e lo si possa usare in stratto giro privato, famigliare, o poco piu'.
Ma ricordiamoci che il canone RAI o il bollo per l'autoraidio di una volta
o l'abbonamento a Spotify, AplleMusic, o altro di oggi
non ti rende prorietari di quella registrazione (che sia un file, un CD, un disco o una cassetta)
che rimane sempre tecninamente in mano ai fornitori del servizio
e sanno sempre chi, quando, e quante volte l'anno ascoltata
per corrispondere di volta in volta quanto spetta c hi di dovere.
Per usare una qualsiasi oopera musicale in publico
che vuol dire produrre uno spettacolo o una forma di intrattenimento
la logica di mercato e di diritto civile internaziolmanete consolidato
prevede oneri un pochino piu' particolari
che sino a pochi anni fa si risolvevano semplicemente con l'acquisto del supporto fisico
dove la musica veniva registrata.
Oggi si possono acquistare i file,
e ormai in tutto il mondo e' ugguale come aver comperato un disco.
Aprofittare invece di una performanca altrui per i prpri show
e' un po troppo.
Augh !