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Oggi parliamo di servizi di archiviazione e di hosting nati per ospitare sessioni di musica mixata.

Dopo aver registrato il vostro dj set, oppure dopo aver catturato una bella sequenza live di cui siamo orgogliosi, sorge il problema ed il dubbio di quale sia il servizio migliore sul quale  eseguire il caricamento del file musicale affinchè questo possa essere ascoltato pubblicamente da tutti (anzi, dal maggior numero possibile di potenziali ascoltatori) ed in questo articolo passeremo in rassegna i quattro servizi più utilizzati analizzandone il modo di funzionamento.
Ribadiamo comunque il concetto che per qualunque mixato o dj set che venga messo a disposizione pubblicamente per l’ascolto oppure per lo scaricamento, si devono detenere i diritti per poterlo fare.
Il primo e più famoso di questi servizi che ospitano musica è senz’altro soundcloud, giunto pochi mesi fa ad un radicale restiling non solo grafico, può essere raggiunto navigando sul website www.soundcloud.com e fino a poco tempo fa era l’unica alternativa valida per poter raggiungere una vasta platea di potenziali ascoltatori.
Soundcloud è nato soprattutto per aiutare i producer e chi ha l’esigenza di fare ascoltare i propri pezzi originali, piuttosto che intere sequenze mixate, infatti nella versione free abbiamo a disposizione 2 ore da poter gestire come vogliamo, come ad esempio caricando nel servizio 1 file da 2 ore, oppure tanti brani per poi raggiungere il limite di archiviazione.
Soundcloud ha tantissime belle caratteristiche come ad esempio la possibilità di registrare direttamente dal website sessioni live, oppure raccogliere brani di altri utenti con la funzione chiamata “dropbox” (ovviamente i limiti di archiviazione se non in possesso di un accesso di tipo PRO vengono intaccati da questa funzione). Ma anche la possibilità di generare un feed RSS itunes friendly. Questo vuol dire avere la possibilità di poter generare un podcast da sottomettere alla directory di itunes senza che ci sia bisogno di ulteriori trattamenti intermedi. Puo’ accettare un vasto numero di formati audio in upload (Al momento in cui scriviamo: AIFF, WAV, FLAC, ALAC, OGG, MP2, MP3, AAC, AMR, WMA) anche se per lo streaming online converte internamente i suoni in un formato mp3 in qualità non proprio ottimale. Soundcloud è stato il primo inoltre ad adottare la classica interfaccia di tipo waveform per un servizio online che ancora oggi insieme ad il suo set di colori bianco nero ed arancio lo contraddistingue visivamente.
Passare alla versione a pagamento (chiamata PRO) schiude anche una serie di possibilità tra le quali quella di non avere limiti sul caricamento e sul numero dei file audio.
Tutta una serie di widget e strumenti integrati basati sulla piattaforma di programmazione aiutano ad integrare i suoni che carichiamo in soundcloud in quasi tutte le piattaforme social come ad esempio facebook e  twitter, ma anche integrare la visualizzazione di suoni nei blog oppure nei website, senza contare la possibilità di poter rendere pubbliche o private le nostre playlist, condividere i sound a chiunque decidiamo noi in base al suo indirizzo email.
Il fatto che la piattaforma soundcloud abbia avuto molto successo in poco tempo ha fatto si che molti dj la usassero per caricare i loro set registrati oltre che i loro brani musicali e questo ha sollevato problemi di legittimità di copyright, mettendo soundcloud in difficoltà per quanto riguarda la parte di vigilanza sui contenuti protetti da diritti d’autore. Per questo cosi come youtube, soundcloud si è dotato di un software che esamina i file audio caricati e li analizza in cerca di contenuti protetti. Non è infrequente che dj set di contenuto più pop possano contenerne anche se i files sono stati acquisiti legalmente e si detengono i diritti di diffusione (Come avviene ad esempio per i tastemakers e per i dj autorizzati a riprodurre copie promozionali). In questo caso il file non viene mostrato (e viene meno il perché dell’uso del servizio) e viene inviata una email indicante l’avvenuta violazione con l’indicazione del pezzi che conterrebbero la violazione.
Come si può ben capire dopo l’adozione di questo tipo di approccio ai contenuti, il numero di mixati ospitati nella piattaforma non è cresciuto, ma anzi si è assistito ad una fuga in massa verso altri servizi di mixes sharing. Soundcloud rimane comunque una miniera inesauribile di pezzi originali e di gustose anteprime dai migliori dj e producer del momento, oltre che unico per la ricchezza di strumenti che possono aiutare la promozione del produttore cosi come quella del dj.
Altro servizio utilizzato per la diffusione pubblica delle sequenze mixate è Mixcloud (www.mixcloud.com), servizio pensato all’inizio come un repository di trasmissioni e nato quindi per trasformare l’esperienza del semplice ascolto in streaming in “ripensare la radio”, ovvero offrire all’ascoltatore la possibilità di ascoltare i propri programmi preferiti quando e come vuole (on demand).
Mixcloud è stato oggetto di un recente restiling che ne ha svecchiato di molto l’immagine ed ha aggiunto numerose caratteristiche ad un servizio che all’inizio era abbastanza scarno, adesso accoglie i programmi mixati anche di intere stagioni grazie al fatto che per ogni utente non vi è limite al numero di file da caricare e ogni file caricato può occupare spazio a volontà. (Limitato solo dal tempo di caricamento).
La nuova interfaccia grafica riprende la waveform di soundcloud, ma le somiglianze finiscono qui, infatti anche se da mixcloud è possibile caricare un numero di formati simili a soundcloud, non è possibile generare un feed RSS (Tecnicamente è possibile, ma il feed generato non è adatto ad essere integrato in itunes in quanto il feed stesso incorporava il player flash che non è ammesso nella sottomissione del RSS all’interno di itunes).
Le API integrate rendono abbastanza disagevole la scrittura di widget che ne sfruttino le caratteristiche avanzate (come il caricamento automatico, il mining dei metadati come ad esempio  le TAG, l’indicazione dell’artista, il nome del brano e cosi via).anche se cosi come soundcloud è possibile trovare widget per integrare i propri cloudcast (cosi come si chiamano i set o le trasmissioni caricate in mixcloud) all’interno di blog e siti web, cosi come è possibile integrare il player per ascoltare la propria musica all’interno di un website. Le funzioni social permettono di condividere i cloudcast sia su Facebook che su twitter.
Cosi come soundcloud anche mixcloud consente di avere degli utenti follower oppure di seguirne noi, anche se chiunque può ascoltare il nostro programma mixato in quanto disponibile su di una pagina web pubblica (Il servizio è assimilabile ad una radio e non è possibile restingere il numero di  ascoltatori una volta caricato il file audio).
L’approccio al copyright è diverso da quello adottato su soundcloud in quando su Mixcloud non viene consentito lo scaricamento del mixato e per ogni set è necessaria la scrittura della tracklist che consente ai proprietari del sito di pagare le royalties ai legittimi proprietari. Se non viene inserita la tracklist, questa viene generata automaticamente da un software che scandendo il file audio ne ricava le singole tracce (ma non sempre, e non è sempre preciso) in questo modo è possibile acquistare da uno store partner di mixcloud le tracce che ci entusiasmano di più del nostro top dj preferito senza usare servizi esterni come ad esempio shazam).

House Mixes, (caratterizzato da un roboante annuncio come la community house più grande del pianeta e magari lo è) raggiungibile su www.house-mixes.com è uno dei servizi indipendenti dove raccogliere più ascolti, se il vostro set è compreso in uno dei generi accettati (Gli accetta più o meno tutti, ma magari visto il nome ha adepti soprattutto tra gli ascoltatori di musica house) ed il mixato è buono, gli ascolti e gli scaricamenti non tarderanno ad arrivare.
Strutturato più o meno come mixcloud di cui ne ricalca anche il modo di operare ed anche il modo di effettuare l’upload (che qui possono essere di formato MP3 oppure WAV), anche questo servizio è stato oggetto di un recente restiling in quanto il vecchio mostrava i segni di una vetustà strutturale. Una volta registrati non è facile districarsi nelle opzioni offerte dal menù, ma le la possibilità di personalizzare la propria pagina prima che questa sia usata anche per raccogliere il listing dei propri set sono davvero molte ed in questo si distingue.
Non c’è possibilità di accedere tramite API al servizio e questo consente di poter caricare i set solo dalla pagina di upload chiamata “Upload Media”. E’ possibile generare anche un feed RSS, ma solo per i link, questo vuol dire che non si può usare il feed a mò di podcast su itunes, ne  in altri servizi simili in quanto nel feed stesso (ovvero nel file xml) non c’è il riferimento al file media (mp3 o altro). Anche se poco visibile c’è la possibilità per generare il widget per la condivisione del singolo mixato anche su blogs e website, non c’è invece la possibilità di “embeddare” tutto lo stream di un utente.
La grafica è scarna e l’accesso alle varie funzione appare a volte non studiato bene in quanto seppur ricco di funzioni utili alla diffusione del mixato non ne sfrutta pienamente le possibilità, ma nonostante questo si dimostra un servizio molto seguito da cui ricavare molte soddisfazioni in termini di ascolto, contestualizzando ogni volta gli ascolti al genere musicale. E’ possibile inoltre decidere se mettere a disposizione il file caricato per i download oppure lasciarlo solo per lo streaming, dalla sezione share è possibile rendere disponibile anche il singolo mp3 in modo cosi da poter generare anche podcast avendo l’hosting remoto del file con il dj set.
House-Mixes, non ha nessun approccio al copyright anche se vieta di eseguire il caricamento dei file nel caso contengano materiale protetto dal diritto d’autore, una volta caricato il mixato questo può essere rimosso senza preavviso in caso vi siano lamentele dei legittimi detentori.
Insomma basterebbe davvero poco per questo bel servizio passare al “next level”, anche se già cosi molto seguito soprattutto per generi house come la tribal house, la soulful, la latin house e la deep house.
Ultimo servizio di questo articolo è mixcrate (www.mixcrate.com), un servizio ancora poco conosciuto in Italia organizzato come una community dove scambiarsi i mixati, ma molto seguito nel resto del mondo che consente di caricare il proprio dj set senza apparente limitazione di ruolo (Ovvero non sembrano esserci profili di tipo PRO a pagamento). Leggendo attentamente le regole per l’upload sembrano scoraggiare il caricamento di file (Solo in formato MP3) di dimensioni maggiori di 190 Mb, anche se viene specificato che non ci sono limitazioni sulla dimensione di caricamento (ma in realtà durante l’upload la dimensione massima del file è confermata in 190 Mb). Sono ammessi solo DJ mix con un minimo di attenzione alle regole basilari di quello che viene chiamato comunemente “DJ SET” ovvero il combinare pezzi esistenti per creare un esperienza del tutto nuova, quindi non lasciare finire i pezzi e come regola generale non lasciare che un pezzo continui per più di 4 minuti. Ovviamente questo è un risvolto della loro regola sul copyright che prevede inoltre l’adozione di una tracklist. Ai tempi d’oro della radio, ovvero negli anni 50-60 il dj non poteva e di regola non potrebbe neanche oggi fare in modo che un pezzo fosse inviato in onda dall’inizio alla fine, questo per impedire eventuali registrazioni allora su supporto magnetico. Stessa cosa con Mixcrate, un review group ascolta ogni set inviato sul sito ed applica le regole, per l’upload si può usare solo l’uploader interno del sito e non vi sono API per sfruttare il servizio in modo automatico.
A parte questo Mixcrate è molto dj friendly e permette di specificare anche il setup tecnico con cui è stata eseguita la registrazione, ma non ha nessun widget che permetta di inserire riferimenti al mixato sul proprio website o su di un blog, inoltre manca un supporto per la generazione di un feed RSS a partire dallo stream dei set che abbiamo caricato.
Insomma semplice ed essenziale però molto seguito e se il vostro set è considerato buono può essere inserito in quello che viene chiamato “pick of the week” senza che vi siano molte visite a supportarlo, anche se le visite su mixcrate non tarderanno ad arrivare.

Concludendo
4 servizi solo in apparenza simili ma che hanno connotazioni e declinazioni sul servizio abbastanza diverse tra loro. Scegliere un hosting per il proprio mixato quindi non deve essere una limitazione ma anzi un arricchimento del proprio potenziale ed interessare utenti di servizi diversi, ecco perché a prescindere che ci possa essere un servizio favorito, consigliamo senz’altro di usare tutti i quattro siti in modo da allargare la base di utenza.

 

Peace and mix
Dj CyberSimo