Digital Jockey

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djay è un software per Mac nato da qualche anno (ne ricordiamo le prime versioni freeware intorno al 2006) caratterizzato sin dal principio da una elegante interfaccia grafica e da un’ottima integrazione con iTunes, software di elezione per chi utilizza i computer della Mela.

Negli ultimi due anni lo sviluppo (nato sui banchi universitari) ha intrapreso la strada della professionalità, cercando di caratterizzarsi sempre più come software in grado di mettersi in concorrenza con i ben più noti VirtualDj e Traktor, diventando quindi un software commerciale ma mantenendo un prezzo interessante (49$).
Ringraziamo il team di Algoriddim per averci messo a disposizione il loro software. La versione da noi utilizzata è l’ultima, la 3.1.

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L’INTERFACCIA

A sinistra troviamo due giradischi virtuali (se abbiamo l’immagine in libreria di iTunes, potremo vedere la copertina sul piatto, anche se abbiamo notato che non funziona in alcuni casi), a cui si può aggiungere la visualizzazione visiva dei Cue Points se li abbiamo impostati (fino a 3).
Intorno è stata data un’impostazione molto classica, con le informazioni sul titolo e timer vari in alto, una barra che controlla il pitch a lato del giradischi, gli equalizzatori sotto e un classico crossfader in mezzo.
Nella parte sottostante si aggiungono poi altri pulsanti piuttosto importanti: l’icona per il fullscreen, cinque possibili effetti da attivare e alcuni pulsanti di utilizzo per il microfono.
Nella parte destra, invece, vi è la libreria musicale, strutturata verticalmente (e non orizzontalmente come in molti altri programmi) e perfettamente integrata con iTunes con le classiche modalità utilizzate su Apple Osx, compresa la sempre ben funzionante Spotlight per una ricerca interna in tempo reale.
Essendo supportate anche le librerie, possiamo dire che per chi utilizza il Mac con iTunes per gestire la sua musica, iniziare a mixare lavorando dalla propria libreria sarà a dir poco immediato.

IL SUPPORTO SOFTWARE
Due i punti di forza importanti di questa release.
Il primo supporto nativo di una quindicina di controller midi (Hercules, Numark e Vestax) e che presumibilmente proseguirà con un ampliamento sempre maggiore.
Il secondo, più importante, è l’introduzione di un linguaggio (molto semplice) di programmazione per configurare la propria periferica MIDI.

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L’abbiamo testato con la nostra buona vecchia Hercules MP3 con buoni risultati.
E’ sufficiente premere i vari tasti e le jog, il programma ci indica quale stiamo premendo e lasciandoci scegliere da una lunga lista la funzione che gli vogliamo dare, con una più che discreta libertà d’azione.
Forse non potente quando il linguaggio a script di Virtual Dj, ma sicuramente molto intuitivo e alla portata di tutti.
Vi è infine un discretamente intuitivo supporto al multitouch del trackpad presente in tutti i portatili recenti della mela, permettendo scratch e altre opzioni a seconda di dove ci troviamo nell’interfaccia.

IN AZIONE
Buona innanzittutto la scrittura del programma, leggero e ben responsivo, su un Macbook del 2008 non ha manifestato al momento bug o instabilità e non mette sotto pressione il processore.
Una volta riconosciute le periferiche (nessun problema con la Vestax Spin, con cui viene commercializzato in un’apposita versione e con le varie Hercules da noi possedute) il programma è subito pronto da usare, nonostante vi siano alcune correzioni da fare (ad esempio il fatto che, se non selezionata una specifica opzione, il programma consenta con un doppio click da libreria di mettere un play una traccia mentre sullo stesso deck si sta già suonando, quando dovrebbe essere automatico il caricamento nel deck opposto).
Buona la funzione di sincronizzazione e la gestione degli effetti (loop, fader, alcune preset che cambiano la tipologia dell’audio a livello di riverberi, vengono spesso  sfruttate funzioni native del sistema operativo appoggiandosi a Core Audio), l’unica mancanza veramente importante è l’assenza della visualizazione della forma d’onda della traccia.

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Se infatti, la navigazione è comoda nel preascolto e il giradischi virtuale è molto gradevole, ci si ritrova a doversi fidare dei cue point o ad ascoltare ogni volta il pezzo, poiché mancando la visualizzazione della forma d’onda non si riesce ad avere un’idea chiara della struttura del pezzo (si potrebbe anche pensare ad una scelta per rispecchiare l’utilizzo del vinile o del cdj).

Tolti questi elementi, il resto funziona bene: si può tranquillamente navigare nella propria libreria per mezzo del controller midi e mixare con buoni risultati, grazie anche ad un buon motore audio.
Segnaliamo infine un’altra piccola correzione da fare: utilizzando lo schermo intero, se si volessero attivare gli effetti usando il trackpad, ciò non è possibile perchè la barra non viene visualizzata (rimangono ovviamente funzionanti se usati via controller).

CONCLUSIONI
Come punto di partenza, possiamo sicuramente esprimere il nostro apprezzamento.
Mantenendo un prezzo molto concorrenziale (49$, decisamente inferiore ai rivali più noti) Djay si presenta ottimamente integrato con l’ambiente Apple, stabile, con una elegante interfaccia.
Sicuramente non è però al livello di altri software, particolarmente per alcune mancanze o errori, ma vista la relativa giovane età (specie pensando al passaggio molto recente da freeware nato per gioco a programma commerciale) possiamo dire che un nuovo contendente si è affacciato sul mercato e l’ha fatto in una buona maniera.
Ora c’è da fare un ulteriore salto di qualità!

Website: http://www.djay-software.com/

Review by Thyo DiJ (Vostok 1 Org – Ferrara)